Il termine bamboo identifica un gruppo di piante sempreverdi molto vigorose, appartenenti alla famiglia delle Poacee , anche conosciute come Graminacee, e alla sottofamiglia delle Bambusoideae.

Principalmente si trovano soprattutto tra Cina e Giappone.

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Grazie alle sue elevate capacità adattive, inoltre, il bambù è sempre più coltivato anche in Europa.

Definito dalla Punjab University, in India, come uno dei cibi del futuro, il germoglio di bambù è una valida risorsa in cucina a livello nutrizionale perché ha un basso contenuto di grassi, si adatta a tutti i tipi di cottura e conservazione.

Inoltre è particolarmente ricco di:

proteine,
carboidrati,
aminoacidi (8 dei quali essenziali per il nostro organismo).
minerali,
fibre,
potassio,
calcio,
zinco,
vitamine (A, B6, E).

La raccolta del germoglio di bambù avviene per soli due mesi l’anno, da marzo a maggio, si interviene sui campi con una piccola zappa in modo da non rovinare l’habitat della pianta (rizoma) e senza danneggiare il resto della coltivazione.

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Si raccoglie tutti i giorni, per ripetute settimane, stimando all’incirca 1 kg di prodotto per metro quadro.

Un ettaro può infatti produrre ogni anno oltre 8mila kg di germogli freschi.

Nei restanti mesi dell’anno si utilizza per produrre tisane, essenze ed estratti.

Questo avviene in tutta la Cina, il Sud Est Asiatico e ora anche in Italia.

Il bamboo made in Italy

Sono oltre 200 le specie di bamboo commestibili a fronte delle oltre mille esistenti, tra queste, è la Phyllostachys edulis, più conosciuta come bambù gigante o Moso, la specie scelta per la coltivazione delle oltre 72mila piante di bambù nei 60 ettari dell’azienda torinese leader nel settore della green economy Alma Italia, sparse fra Piemonte, Emilia Romagna e Puglia.